Terminata e superata la Fase 1, quella della quarantena e del lockdown, la nuova sfida ha di nuovo a che fare con la convivenza. Tornare a vivere fuori casa, relazionarsi con gli altri, imparare a gestire le emozioni e a convivere con il virus. In questa situazione ancora poco stabile, emozioni e sentimenti ambivalenti, possono sopraffare e confondere. L’isolamento affrontato ha fatto emergere paure, ansie, rabbia impotente e sensi di colpa, sviluppando una tenace resilienza ad accadimenti traumatici. La vita è stata riorganizzata e la quotidianità riordinata. Adesso è arrivato il momento di uscire e provare, tiepidamente, a ripartire proprio dalle relazioni.
Dopo e insieme al Coronavirus
La Fase 2 è dominata dall’opprimente invisibile presenza della convivenza forzata con il virus. Nemico impalpabile che ha costretto a cambiamenti repentini e drastici migliaia di persone. La Fase 2 dovrà, quindi, essere affrontata con “flessibilità” perché in questo periodo entreranno in scena tante nuove emozioni che dovranno essere gestite e condivise.
Accanto all’entusiasmo per le riaperture e un nuovo inizio, troveranno posto ansie e paure per l’allentamento delle restrizioni, percepite molto spesso come troppo precoci.
In questa situazione fragile e barcollante, le emozioni saranno travolgenti e potrebbero addirittura sopraffare e sconvolgere. Gestire le emozioni diventa una priorità. Imparare a mantenerle alla giusta distanza, una necessità. Non troppo vicine, con il rischio di farsi schiacciare, non troppo lontane, stemperandole fino a farle spegnere.
Gestire le emozioni: sintonizzarsi sulla giusta frequenza
Mai rinnegare quello che si prova. Accogliere le emozioni è un giusto approccio per imparare a gestirle. Negarle e allontanarle invece può portare al risultato opposto. Esiliate, possono scatenarsi all’improvviso, quando la guardia è bassa, quando sono meno attese. L’impatto a quel punto potrebbe essere davvero devastante. Per evitare situazioni estreme e drammatiche è meglio intraprendere da subito un percorso che riesca a sintonizzarci sulla giusta frequenza emotiva. Se le emozioni equivalessero ad una stazione radio, il segreto per riceverle al meglio, sarebbe quello di girare lentamente la manopola per sintonizzare perfettamente la frequenza di ricezione.
La paura nelle relazioni della Fase 2
In aggiunta al timore per il virus, la paura di stare con gli altri, tra la gente e con la gente, fa pesare la propria presenza. Dopo la pandemia, stare con gli altri è percepito quasi come un problema e non come valore aggiunto. Riuscire a riagganciare le relazioni interrotte dall’epidemia è quindi sempre più difficile.
In alcuni casi, le abitudini stabilite durante la quarantena, sono utilizzate quasi come una scusa. Concentrarsi su stessi, avere più tempo da dedicare alla cura personale, ai propri hobby, poter fare tutto con calma. Aprirsi alla Fase 2, non vuol dire dover rinunciare a queste buone abitudini. Significa invece trovare il giusto equilibrio emozionale, affrontando e sconfiggendo una paura malsana come quella delle relazioni esterne.
Riflettendoci bene la quarantena ha permesso a molte persone di entrare in stretto contatto con la propria interiorità. Un processo che ha portato tanti a riuscire a tollerare verosimilmente l’assenza degli altri. Adesso affrontare il procedimento inverso, che vede e richiede nuovamente il contatto con gli altri, può causare dei blocchi mentali.
Le giuste distanze emotive
Avvicinarsi agli altri, in questo particolare frangente, significa esporsi. Esporsi al contagio, ed esporsi di conseguenza alla paura. C’è sempre una costante ricerca della compagnia degli altri, verso la quale le persone tendono ad andare. Durante la Fase 2 però questo movimento è oscillatorio. Un passo avanti verso gli altri, due passi indietro per la paura. Una sorta di danza con la quale le persone cercano di proteggersi. Una danza circolare nella quale una serie di movimenti porta all’avvicinarsi agli altri, mentre una serie opposta è più orientata a proteggere dal contagio, ma porta inesorabilmente verso l’isolamento.
Anche contro la paura, l’unica risposta possibile rimane quindi l’equilibrio. L’armonia dei movimenti in una danza dà vita ad uno spettacolo unico. L’irrinunciabile interconnessione sociale spinge sempre all’imperativo biologico della relazionalità. Impossibile sottrarvisi, di conseguenza è bene trovare quanto prima l’agognato equilibrio che permetta a tutti di tornare velocemente alla “normalità” emotiva.
Un processo che richiede impegno e tempo da parte di tutti, ma che parte prima di tutto da noi stessi. Se il fardello di questa responsabilità dovesse essere troppo grosso da portare da soli, è bene ricordare che non siamo mai VERAMENTE SOLI. Con il giusto sostegno psicologico, si può arrivare lontano costruendo ogni giorno una nuova realtà relazionale e affettiva.