Avrei voluto dirti addio: come affrontare un lutto durante l’emergenza del Covid-19

L’epidemia da Coronavirus ha coinvolto tutti i continenti, travalicato confini e oceani. Tutti sono stati colpiti, in un modo o nell’altro. Oltre all’isolamento e alla paura, con le quali dobbiamo fare i conti tutti i giorni, c’è un altro fantasma che aleggia nell’aria: al tempo del Coronavirus si muore soli.

La pandemia ha mietuto molte vittime, le cui perdite hanno lasciato nelle persone care un dolore atroce, sospeso. Molti pazienti sono morti soli nelle corsie delle terapie intensive degli ospedali italiani mentre a casa, i propri cari, non hanno potuto vederli per salutarli un’ultima volta. Questa situazione lascia dietro di sé una lunga scia di rimpianto e di non detto e sono in molti a chiedersi come affrontare un lutto tanto terribile.

Un paese diviso

La situazione in Italia è una delle più gravi e allarmanti in Europa. Il Bel Paese si è trovato catapultato a dover affrontare impreparato l’emergenza Covid-19. Nel giro di pochi giorni l’Italia si è trovata divisa in tre.

La prima parte è quella composta da chi combatte in prima linea come medici, infermieri e forze dell’ordine, personale dei supermercati e farmacie, che non hanno potuto fermarsi nemmeno un secondo.

Poi ci sono quelli ai quali è stato chiesto semplicemente di rimanere a casa, sul divano in pantofole ad aspettare.

Infine, ci sono quelli che sono stati toccati personalmente dall’epidemia e dalla tragedia, in quanto hanno perso un familiare, una persona cara, senza aver potuto dirgli addio e dal quale sono stati allontanati per ragioni di sicurezza vedendoli entrare in ambulanza e non tornare mai più. Questa è l’Italia che soffre due volte. Prima per il dilagare della pandemia e poi per una morte lontana, per una distanza incolmabile. Non poter accompagnare un proprio caro verso la fine è motivo di ulteriore sofferenza, perché il saperli soli nel momento del bisogno è un dolore tremendo e inconsolabile.

La morte come conciliazione

Il momento della morte rappresenta anche una sorta di conciliazione tra chi se ne sta andando e chi resta. É quel momento particolare durante il quale chi rimane si riconcilia e sistema quanto è rimasto in sospeso. Si tratta di un momento fondamentale anche per la successiva rielaborazione del lutto.

In ogni relazione, per quanto buona possa essere, c’è sempre qualcosa di sospeso. Da una parola non detta, a quella detta di troppo. Il momento della morte sembra porre rimedio a tutto quanto rimasto a metà, ponendo con rassegnazione la parola fine a qualunque conto ancora aperto.

In queste particolari circostanze invece l’unica cosa che rimane è il rimpianto e la disperazione insieme talvolta al senso di colpa. Dolori tremendi e pesantissimi che senza un valido sostegno psicologico potrebbero arrivare a schiacciare con il loro peso l’animo umano. Come affrontare un lutto di tali proporzioni e drammaticità, se non con l’ausilio di professionisti della salute mentale?

Come affrontare un lutto senza rito funebre: una tragedia nella tragedia

I malati di Covid-19, purtroppo, muoiono da soli in un reparto di terapia intensiva. Nessuno può avvicinarsi, nessuno può stargli accanto. Gli unici sono i medici impegnati nelle cure che, in alcuni casi, quando richiesto, danno loro l’estrema unzione. I famigliari non possono esserci in quel momento, perché chiusi tra le mura di casa. A tutto questo si aggiunge un ulteriore dolore: l’impossibilità di celebrare il rito funebre.

Un dramma nel dramma. Con il funerale la famiglia condivide con le persone care quello che il defunto è stato e ciò che ha rappresentato per loro e per l’intera comunità.

È un momento per poter esprime le emozioni associate alla perdita. Il funerale sancisce il momento irreversibile di passaggio dalla vita alla morte e di un ciclo di vita che si arresta. È un rito di passaggio che deve esser vissuto per poter essere accettato ed elaborato in modo da poter ripartire e ricostruire un percorso nuovo senza la persona cara. Venendo a mancare la dimensione pubblica della celebrazione funebre e delle emozioni di perdita associate ad essa, le persone sono state costrette ad una celebrazione ed elaborazione del dolore confinate all’interno delle mura domestiche, nel silenzio e nel dolore non comunemente condiviso.

Come affrontare un lutto: le fasi

Sigmund Freud in “Lutto e melanconia” sottolineò l’importanza del “lavoro del lutto”. L’elaborazione del lutto è un processo emotivo che necessita di forza ed impegno, poiché ci porta a ricordare continuamente la persona perduta, fino a quando la sua mancanza non sarà più dolorosa e intollerabile e il suo modo di essere, di fare e di pensare verranno introiettati nel nostro mondo interiore.

Elisabeth Kubler Ross elaborò nel 1970 5 fasi del dolore o del lutto:

– Fase 1: della negazione e rifiuto del sopraggiungere della morte, accompagnata spesso dall’incredulità dell’evento in sé, soprattutto se la morte è stata improvvisa e inaspettata. L’individuo mette in atto meccanismi di negazione quando si trova ad affrontare conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne rifiutando di accettare una realtà evidente per altri.

– Fase 2: la collera. Durante questa fase, la rabbia e il rifiuto si impadroniscono dello spirito prevalendo sulla razionalità e, un senso di ingiustizia si insinua nella mente. La rabbia cresce ed è facile scaricarla contro sé stessi o cercando di riversarla verso l’esterno.

– Fase 3: negoziazione. È caratterizzata dalla rivalutazione delle proprie forze e risorse. In questa fase avviene una sorta di compromesso, cioè la possibilità di fare un accordo, generalmente con un Dio, che possa rimandare l’inevitabile evento.

– Fase 4: depressione. In questa fase è presente un sentimento di tristezza e di perdita di interessi, conseguentemente alla realizzazione di essere impotenti di fronte a tale circostanza.

-Fase 5: Accettazione. In questa fase avviene l’elaborazione della perdita e l’accettazione di un diverso destino. Si cerca progressivamente di accettare quanto accaduto e di iniziare a guardare verso il futuro.

Queste fasi possono presentarsi con una differente sequenza, tempistica o intensità, soprattutto in un periodo caratterizzato da incertezza e disequilibrio, come al tempo del covid-19, dove non è stato possibile procedere con un consueto cordoglio ed elaborazione del lutto.

Un valido sostegno psicologico

Questa situazione atroce e instabile, non è sempre possibile riuscire ad affrontarla da soli. Richiede una grandissima forza d’animo, che in momenti particolarmente dolorosi può venire a mancare. Ognuno vive il lutto in modo diverso e con emozioni anche molto differenti: con i propri modi e i propri tempi. Quando però il dolore non viene emotivamente affrontato e non lascia spazio al riattivarsi delle risorse individuali che consentono all’individuo di ritrovare la forza per andare avanti nel proprio percorso di vita, mantenendo vivo il ricordo della persona scomparsa, è opportuno rivolgersi ad uno psicologo che sappia accompagnare e guidare lungo questo cammino di elaborazione di tale sofferenza.

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