After lockdown: i possibili risvolti psicologici nella fase 2

L’epidemia di Covid-19 si è abbattuta in maniera repentina e subdola mettendoci di fronte ad un nemico invisibile da combattere. Di conseguenza, le contromisure che sono state adottate nella fase 1 sono state pesanti e repentine, determinando un cambiamento di routine e abitudini che ha necessitato di una buona capacità di adattamento alla crisi e generando non poche difficoltà.

Fase 1

Nella fase 1 abbiamo subito un arresto delle nostre vite, della nostra routine. È cambiato il nostro modo di comunicare, di stare insieme, di vivere. È sopraggiunta la paura, l’ansia, l’angoscia e l’impotenza per non poter controllare e pianificare le nostre vite.

Questo susseguirsi repentino di cambiamenti può aver causato situazioni di stress per ciascuno di noi. Lo stress fu definito da Selye nel 1976 come:” una risposta aspecifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso.” Lo stress è una risposta psicofisica che l’organismo mette in atto in risposta a compiti diversi tra loro, che possono essere di natura emotiva, cognitiva o sociale, valutati dall’individuo come eccessivi: questo significa che un evento stressante per qualcuno potrebbe non esserlo per altri. Per questo bisogna capire in quale fase del ciclo di vita si trova l’individuo e quali siano le risorse e la forza che ha a disposizione per affrontare l’evento stressante. Per superare un evento stressante è necessario avere una buona capacità di adattamento alla crisi, ovvero aver una buona capacità di resilienza.

Essere resilienti implica sapersi opporre alle pressioni dell’ambiente con un atteggiamento positivo e propositivo, sapersi adattare nonostante le crisi, permettendo la ricostruzione di un percorso di vita. Questo non vuol dire che siamo invincibili e che supereremo tutte le difficoltà con facilità solo per il fatto di essere resilienti o di esserlo stato in alcune circostanze della vita che già ci hanno messo a dura prova. Quando la situazione da superare viene avvertita troppo pressante, stressante e difficile da sostenere da soli, compromettendo molti aspetti della nostra vita, è necessario richiedere aiuto attraverso un sostegno psicologico adeguato.

Come affrontare un evento stressante

Innanzitutto, è necessario imparare ad essere flessibili ed accettare le nostre vulnerabilità. Così facendo entreremo in contatto con i nostri punti deboli e le nostre fragilità, al fine di poterle comprendere ed accettare. Dopo di che, bisogna diventare consapevoli della situazione di minaccia la quale ci fa sentire impotenti e impauriti di fronte ad essa. La paura si attiva davanti a un pericolo, di fronte al quale bisogna cercare di capire velocemente cosa fare, come agire e come procedere.

Quindi è importante acquisire consapevolezza della nostra vulnerabilità e della situazione di minaccia di fronte ai problemi, cercando di adattarci repentinamente alle circostanze che cambiano, impegnandoci a gestire l’evento, non scappando, non evitandolo ma avendo cura e amore per noi stessi e per le persone che ci circondano.

In questo momento ci è difficile controllare questa situazione ma possiamo controllare le risposte che mettiamo in atto per affrontarla.

Fase 2

Nella fase 2 è possibile che vivremo ancora in uno stato di allerta, instabilità e incertezza. La paura che solitamente si attiva per metterci in guarda dal pericolo, se non è ben controllata, può bloccare il pensiero e spingere all’azione senza riflettere. Infatti, una possibile fonte di ansia potrà essere la paura dell’altro, che potrebbe essere avvertito come una sorta di minaccia. Quando riprenderemo in mano le nostre vite, seppur in maniera graduale, il mondo ci apparirà profondamente cambiato e noi ci dovremmo adattare ad esso ricordandoci, ad esempio, di indossare le mascherine e di tenere l’opportuna distanza sociale. Di conseguenza, dovremmo ricordarci di essere prudenti per noi stessi e per gli altri e questo, unito alla mancanza di equilibrio ed incertezza, potrebbe suscitare una sensazione di paura e angoscia. Anche l’ansia, definita come uno stato di allerta per qualcosa che sta per succedere ma che non è definibile né controllabile, potrebbe presentarsi in questo periodo. L’ansia, tendenzialmente, ci proietta in uno stato di preoccupazione futura. Per questo è necessario allenare la mente a rimanere nel presente, interrompendo il flusso di pensieri negativi e attivando strategie efficaci per rilassarci. Anche la confusione può essere ancora presente in questa fase, poiché determinata da troppe informazioni, pensieri ed emozioni, che non ci rendono lucidi nel prendere decisioni o compiere le giuste azioni. In questo caso è necessario fermarsi, fare chiarezza per ritrovare la calma e la lucidità.

Dalla fase 1 alla fase 2: i possibili risvolti psicologici.

Nella fase 1 abbiamo esperito un senso di oppressione delle regole. Se però, da una parte siamo stati privati di gran parte della libertà, dall’altra avevamo una sensazione di maggior protezione. Inoltre, ci siamo dovuti adattare a misure restrittive che fino ad allora non avevamo mai provato. Questo ha comportato un cambiamento del nostro stile di vita costringendoci anche ad adottare nuove modalità di convivenza, nuove abitudini e un cambio di routine, per ristabilire quanto più possibile un senso di equilibrio. La maggior preoccupazione è stata principalmente legata alla nostra salute e a quella dei nostri cari.

Anche la mancanza di contatto sociale e di vicinanza con l’altro ha destato uno squilibrio iniziale che è stato in parte colmato attraverso l’uso dei dispostivi elettronici.

Nella fase 2, invece, avremmo il desiderio di tornare (parzialmente) alle nostre vite, di riavvicinarci ai propri cari, familiari, amici, ma potremmo avvertire un senso di minor protezione dato dal diminuire delle restrizioni, delle regole e dalla loro probabile poca chiarezza.

Dovremmo riadattarci alle nuove misure di vita sociale e la casa, forse, non sarà più vista come un luogo di costrizione, ma come un posto sicuro in cui tornare, dopo essere stati esposti per diverse ore ad un possibile rischio di contagio. Quindi ci sarà di nuovo un cambio di ruotine e abitudini che potrebbero riattivare stress e malessere. L’allentamento delle misure restrittive potrebbe aumentare la paura del contagio, della vicinanza e del contatto, Quindi è necessario tenere sotto osservazione tali comportamenti, qualora diventassero eccessivi o causassero situazioni di malessere per l’individuo stesso. In questa fase, oltre alle preoccupazioni legate alla salute si aggiungerebbero quelle legate al lavoro, alla casa e alla gestione dei figli.

Questo senso di mancanza di stabilità, controllo e incertezza vissuto nella fase 1 si ripresenterà anche nella fase 2, ma presumibilmente in maniera minore, poiché sarà presente una maggiore consapevolezza data dall’agire e dal fare.

A cosa stiamo andando incontro

Dovremo abituarci a nuova realtà, a un diverso modo di relazionarsi con gli altri e di vivere l’affettività. Dovremo prepararci ad una ristrutturazione della vita privata e sociale che ci condurrà verso un lento e progressivo ritorno ad una nuova normalità.

In questa fase è molto importante non sottovalutare l’aspetto comunicativo e relazionale. Questa situazione ha colpito l’intera comunità e da essa bisogna ripartire ricordandosi che in questo momento è fondamentale e prezioso l’aiuto e la collaborazione di tutti. Per cui è importante concentrarsi sugli aspetti positivi e le buone qualità di ciascuno di noi e dell’altro, anche se talvolta riscontreremo difetti, carenze e mancanze in noi stessi e nell’altro. Cerchiamo di non farci sopraffare dalla negatività e dal giudizio risolvendo i problemi in modo costruttivo, allargando la nostra visuale dal nostro «io» verso il senso del «Noi».

Impareremo così a tirare fuori il meglio da noi stessi e dall’altro riconoscendo in ciascuno le qualità positive. Questo aumenterà la nostra consapevolezza e la nostra autostima mettendoci sul sentiero che ci guiderà verso un nuovo processo di crescita e cambiamento.

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